Il terzo omicidio

Si dice una gran verità quando si parla di Kore’eda Hirokazu come di un narratore “monotematico”, noto per i suoi drammi a sfondo familiare. I suoi racconti sono sempre autentici e delicati, entro i limiti di uno stile didascalico che caratterizza un po’ tutta la carriera del regista. Quello di Kore’eda è un cinema denso di temi e di personaggi le cui vicissitudini contribuiscono a fornire una fotografia delle contraddizioni e debolezze della società giapponese.

Questa sensibilità nei confronti del focolare e del sostrato sociale rende infatti il cinema di Kore’eda una lente d’ingrandimento per approfondire temi quali l’affidamento di minori, la condizione della donna, il rapporto conflittuale tra modernità e tradizione nel Giappone contemporaneo. Ma la patina drammatica di questi ritratti di famiglia “con tempesta” (termine evocato proprio dal titolo di un suo film) nell’arco della filmografia delinea anche un più profondo fil rouge: un percorso narrativo che, in buona parte dei suoi film, esamina l’intima sfera morale dei protagonisti, osservandone un mutamento. Si tratta di un cammino che i personaggi devono attraversare: l’evolversi di un punto di vista, una moralità e una sensibilità rinnovati, seguendo la pista di una struttura drammaturgica quasi sempre molto raffinata e posata, davvero “molto nipponica” nel senso che talvolta si attribuisce a quel filone cinematografico legato alla lezione realista del maestro Ozu (si sente spesso paragonare la sensibilità di questi due registi).

Alla luce di questa attenzione rivolta verso l’evoluzione morale dei personaggi, possiamo comprendere come Il terzo omicidio sia a questo punto della carriera di Koreeda una tappa quasi necessaria, più che inusuale. Certo, parliamo del beneamato cantore delle famiglie disfunzionali giapponesi e uno scarto di genere e tono è indubbio: una fotografia fredda, che strizza l’occhio ai film procedurali alla David Fincher come è stato notato, accompagna per la prima volta lo spettatore di Kore’eda nei meandri di un thriller intenso ma controllato, dal ritmo cadenzato secondo i tempi processuali. 

La trama racconta la drammatica vicenda di Misumi Takashi, un uomo in attesa del giudizio per il suo terzo omicidio, interpretato da Koji Yakusho. Il suo profilo, non solo criminale ma anche psicologico, è delineato da uno sguardo posto di traverso, quello di un regista che segue più da vicino le azioni e le indagini dell’avvocato difensore, Shigemori (Masaharu Fukuyama, tra gli interpreti favoriti dal regista), totalmente preso dal difficile tentativo di allievare la pena del suo cliente, al quale potrebbe spettare il braccio della morte in base all’accusa di omicidio con rapina. Shigemori è presentato come un professionista attento al proprio curriculum nel foro, velatamente cinico, composto, astuto. Una figura perfettamente annoverabile tra gli “impeccabili” di Kore’eda, personaggi che in un qualche modo nella sua filmografia finiscono per essere identificati per un qualche difetto di natura morale. Come nel caso del benestante Ryōta, assente figura paterna di Father and Son, interpretato tra l’altro sempre da Fukuyama. 

Ma il pubblico di Kore’eda sa di potersi aspettare i suoi lieti finali, così come da parte sua il regista ama concedere redenzione anche ai suoi personaggi più imperfetti. Ryōta in Father and Son si rende conto delle proprie negligenze affettive grazie alla lezione di una umile famiglia di ceto popolare, mentre l’avvocato Shigemori dopo un profondo confronto con l’omicida si trova a riconsiderare criticamente il proprio ruolo. Questo film dunque non tiene particolarmente a entrare nella mente del serial killer, quanto piuttosto a indicare i confini labili di quella che chiamiamo verità. In questo senso, più che avvicinarsi al composto realismo di Ozu, il film rievoca il prismatico gioco di punti di vista costruito da Kurosawa in Rashomon, celebre rappresentazione cinematografica del concetto di verità soggettiva.

Michele Bellantuono

Cinema Kappadue

15.30 - 18.30 - 21.30

Proiezione

Ottobre 2020

Regia

Hirokazu Kore'eda

Durata

2h05min

Origine

Giappone, 2017